Il 12 luglio 2020 entravamo per la prima volta in una delle più antiche miniere della Valle Antrona, i cui cantieri di abbattimento lavoravano sul filone principale della valle.
Questa miniera perduta, scavata in rocce facenti geologicamente parte del massiccio del Monte Rosa, risale a circa metà del 18 secolo, e lo si nota immediatamente, una volta dentro, dalla dimensione delle gallerie, piuttosto basse e strette.
I documenti storici parlavano frammentariamente di questa miniera, e la terminologia usata per descriverne le peculiarità è oramai sorpassata, tanto da crearci non pochi problemi durante gli studi.
Grazie all’incrocio delle informazioni trovate su cinque differenti documenti minerari, è stato possibile risalire alla posizione, approssimativa si, ma anche piuttosto precisa per l’epoca in cui sono stati scritti i resoconti degli scavi.
La ricerca ci ha successivamente portato ad attraversare una zona boscosa fittissima, composta da arbusti alti circa 2 metri.
Nessun sentiero, nessuna traccia, se non qualche sporadico passaggio di animali, ma a guidarci, solo la consapevolezza di aver fatto un buon lavoro sui documenti storici.
Dopo circa tre ore di cammino finalmente arriviamo al piazzalino antistante l’ingresso, preceduto da una piccola giavina di materiali di scarto.
Era li, dove i 5 documenti studiati dicevano.
Dimenticata e ben occultata dalla vegetazione ci attendeva.
L’ingresso in traverso banco, parzialmente allagato, virava dopo pochi metri a diventare una galleria di direzione, per poi girare nuovamente, e poi ancora.
Fino all’incrocio con i due filoni principali.
Nel primo lo scavo è appena accennato mentre nel secondo, quello probabilmente più ricco in oro, lo scavo è imponente e lo attraversa tutto.
Durante l’esplorazione, notiamo 2 pozzi che conducono a scavi piu bassi e probabilmente più recenti.
Le soppalcature in legno presenti all’interno apparivano in ottimo stato di conservazione ed ancora portanti non ostante i 300 anni passati.
Proseguendo abbiamo incontrato delle canaline in legno, altra testimonianza dell’epoca della miniera, in quanto successivamente, per veicolare l’acqua all’esterno si useranno tubazioni metalliche.
La scoperta più grande è stata però il ritrovamento della pompa a stantuffo una volta utilizzata per spingere l’acqua all’esterno del complesso.
Realizzata interamente in legno, per la sua costruzione sono serviti due tronchi d’albero, e diverse fasce metalliche per tenerne le parti unite.
E’ notevole la precisione con cui è stata costruita.
Quando azionata, uno stantuffo scorreva all’interno dei due tronchi cavi, aspirando ed espellendo l’acqua ad un livello superiore.
A funzionamento verticale, era fatta funzionare manualmente per 24 ore al giorno, affinche gli scavi più bassi non si allagassero.
In italia esistono solo altri 2 esemplari di pompe come questa.
Qui sotto gli articoli ed i video che hanno parlato di questa scoperta.